Di Antonio Gregolin -Tutti i diritti riservati di testo e foto-
LA “VISPA” CARMELA: L’ULTRACENTENARIA VENETA
L’intervista a una delle donne più longeve del Veneto e d’Italia (Carmela Chivassi è deceduta il 12 dicembre 2010, nove mesi dopo questa sua prima e ultima intervista).
“Questa è la mia biblioteca con i suoi 109 anni di storia, il prossimo dicembre…”, così il nipote, Gianfranco Lovato, presenta la zia Carmela Chiassi, classe 1901, residente a Ponte di Castegnero (Vi), considerata la donna più longeva del vicentino, nonché tra le poche ultracentenarie d’Italia. Se non è la più anziana d’Italia è la seconda, ma in casa Lovato questo sembra un dettaglio di poco conto. Se ci si aspetta d’intervistare una vecchietta decrepita e poco presente, la signora Carmela smentire ogni aspettativa. Lo fa iniziando a raccontare prontamente un secolo e più di vita: “E che vita!”. Volontà di ferro, buona salute e voglia di vivere non gli mancano affatto, tanto da seguitare a coltivare la sua passione di sempre: la lirica. Se è vero poi che gli anziani stanno diventando dei “supernonni”, Carmela ha qui l’ardire di spiegare d’essere stata accompagnata per la prima volta all’Arena di Verona a vedere l’Aida, quando aveva appena 104 anni. E l’anno dopo pretese di andare a vedere la Boheme, senza immaginarsi di essere così la più anziana spettatrice del più celebre teatro del mondo. A vederla oggi nel suo letto mentre osserva il giardino fiorito del nipote Gianfranco che da dieci anni la accudisce amorevolmente, sembra proprio che la ultracentenaria aspetti sempre la nuova stagione, con una limpidezza di pensiero che disarma chi va a trovarla.
E’ spiritosa anche quando dice : “Parlè ciaro, parchè ghe sento ancora ben!”. Non è più l’arzilla di qualche anno fa, i pochi passi oggi li compie solo per spostarsi dalla poltrona al letto, e sebbene sia trisavola con ben cinque generazioni sulle spalle, l’occhio vigile conferma l’eccezionalità del suo stato di salute. Lo conferma il medico che va a trovarla “solo” -si fa per dire-, una volta al mese. E il prete? “Quello fa sempre ora a passare –incalza Carmela-, ma è meglio che aspetti…”. La salute? “Prendo solo due pastiglie al giorno -spiega- e a parte due fratture all’anca quando ero giovane (a 83 anni), l’ospedale lo conosco solo di striscio…”. Non è dunque un problema intervistarla, e quand’anche la memoria gli impedisce di essere precisa con le date, c’è il nipote ad imbeccarla. Basta poco perchè l’anziana continui il suo racconto.
Preferisce che la chiami: signora o signorina? Fa lo stesso. Per l’anagrafe sono nubile, anche se nel ‘28 sono diventata ragazza madre con una figlia (Cornelia) che oggi ha 83 anni e vive a Pordenone.
Così è stata una ragazza madre… Non può immaginare cosa volesse dire a “stì ani”. Per una famiglia significava avere un morto in casa. Mi capisce, nevvero!?
Cerco! Mi racconti allora della sua famiglia… Sono una figlia di nessuno “NN”(da nescio: “non conosco” e nomen: “nome”). Nel registro è scritto che sono nata a Vicenza il 9 dicembre del 1901, e portata in orfanotrofio pochi giorni dopo. A due anni sono stata affidata ad una famiglia che abitava sui Monti Berici. A cinque venni poi adottata da Maria Zamberlan e Ottaviano Lovato, una sfortunata coppia di Trissino che negli anni avevano perso quattro gemelli. Adottarono me, ma poco dopo a quaranta anni compiuti, Maria Zamberlan si ritrova incinta. Temetti allora di essere rispedita in orfanotrofio, ma il padre putativo si oppose e così restai in famiglia.
Storia sfortunata la sua… “Non è finita qua! Nato Antonio che diventerà il mio fratellastro, nel 1922 ci trasferimmo a Montegaldella, e un anno dopo definitivamente a Castegnero. Nel 1928 nasce mia figlia, che il padre però non riconobbe e io mi trovo essere una ragazza madre. Nel frattempo, ci fu la Prima Guerra Mondiale…
Mi racconti… Avevo 16 anni e ricordo che a Trissino nel pieno della guerra, alloggiavamo in casa soldati francesi e inglesi: gente cordiale. Ricordo un giovanotto francese, carino, che un giorno mi disse: “Voulez-vous coucher avec moi?” Lui fu loquace, mentre io ero intimorita. Mi disse anche che mi avrebbe portata con lui in Francia, mentre mia nonna mi dissuadeva dicendomi: “I zè mati cara, sta qua!”. Di quei momenti conservo ancora come soprammobile un bossolo di un proiettile di ottone inciso da un soldato inglese, con la data 1917 ed alcuni fiori, come ringraziamento per l’ospitalità”.
Dopo la Prima, venne anche la Seconda Guerra… In quegli anni prestavo servizio presso i nobili Clementi che avevano palazzi a Vicenza e Castegnero. Mentre a casa nostra ospitavamo due soldati tedeschi, Franz e Fritz , sostituiti poi da due giovani delle SS. Militari che non ci hanno mai fatto del male. E venne il giorno del 1945, quando gli americani presero a bombardare Vicenza, mentre mi trovavo nella villa dei Clementi. Eravamo tutti nascosti dentro il rifugio mentre le bombe che ci cadevano sulla testa. Pensavamo di morire. La villa venne completamente distrutta, mentre noi uscimmo indenni, ma senza più un lavoro. Finita la guerra, trascorsi cinquanta anni come governante al servizio dell’ingegnere Castelletto di Padova. Nel frattempo, mia figlia Cornelia fattasi maggiorenne, s’innamorò dello zio Tarcisio Lovato e nel 1953 si sposarono.
Ma in tutti questi anni, morosi mai? (Sorride). In tutto cinque, e tra questi ricordo ancora quel soldatino francese della Prima Guerra che mi voleva portare a letto…
Ma... Non e’ successo niente!
Veniamo ai nostri giorni: lei sa di essere tra le poche ultracentenarie d’Italia? “Addirittura? Così “vecia son diventà?”.
Un traguardo cui solo pochi arrivano… L’importante è restare lucidi, caro mio. Mangiare poco -ma questo lo facevi anche senza volerlo ai miei tempi-, bere un po’ di vino bianco ed essere felici…
Felici? Vede, io non mi sono mai lasciata andare. Certo, non ho fatto tutto ciò che volevo, ma tutto ciò che ho avuto in qualche maniera mi è bastato.
Se potesse tornare indietro, cosa farebbe? Studierei per diventare maestra, perché questo è sempre stato il mio sogno. Non rifarei invece, la governante. E non è detto che sposerei un “sior”.
Come trascorre oggi le sue giornate? Amo guardare la televisione fino a notte tarda. Mi piace “Ballarò” e poco invece Pippo Baudo dopo che si è lasciato con la Ricciarelli. Non perdo nessuna delle opere liriche che danno in televisione. Poi c’è la “Prova del Cuoco”, mentre non sopporto quelle “sbeteghe coe tete fora che se move par mostrarle a tuti”.
Si ricorda qual è stato il giorno più brutto dei suoi 109 anni? Quando mi bombardarono a Vicenza nel ’45.
Cosa invece le è mancato di più? Conoscere e incontrare la mia vera mamma…
Tornerebbe a vedere un’opera all’Arena di Verona? Se mi accompagnassero, perché no?Mangiare poco ed essere contenti!
Come se lo immagina il futuro? Mi basterebbe che restasse così, a casa con mio nipote.
Tra qualche mese lambirà i 109 anni? Il prossimo dicembre, ma non ho intenzione di andarmene subito. Vede un giorno sognai di trovarmi in Paradiso con S.Pietro che mi diceva: “Senti Carmela, tiente sù parchè qua de vece e grize come ti ghe nemo za abastansa!”. Intendeva forse dirmi che non era ancora la mia ora!?
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111 UNA SECONDA STORIA
UNA “MARGHERITA” SOLARE
Prossima al suo nuovo passaggio ultrasecolare, la storia di una maestra vicentina da primato nazionale per età
Se davvero gli occhi sono lo specchio dell’anima, i due piccoli pertugi con cui Margherita Venzo mi scruta dalla carrozzina, chiedendo poi al personale: “Cosa ci fa un giornalista qui da lei?”, sono oggi come delle serrature di quei cassetti della memoria, dove sono depositati centoundici anni di vita che lei celebrerà il prossimo 21 febbraio 2012. Da quel momento sarà riconosciuta dal “Club Over 100” che sancisce la classifica dei “matusalemme italiani”, come la sesta più longeva d’Italia, lontana appena – si fa per dire- cinque anni dalla “regina della longevità “ a trentina Venere Pizzinato di 114 anni e 252 giorni. La vicentina Margherita Venzo, classe 1903, sta però risalendo anno dopo anno la sua classifica nazionale senza alcun cedimento, passando dalla 77ma posizione dell’anno scorso, alla sesta che ha raggiunto. Margherita, arriva però in vetta della graduatoria veneta, per essere la nonna supercentenaria.
“Il giornalista è qui –gli risponde a Margherita un’operatrice della casa di riposo Immacolata Concezione di S.Giovanni in Monte (Vicenza), dove Margherita è ospite dal 1992- per lei e per i suoi 109 anni!”. “Ah, tanti così ne ho?” ribatte candidamente l’anziana. A S.Giovanni in Monte oggi è arrivata la neve e Margherita non perde l’occasione per chiedere: “Non l’avrà mica portata lei?”. E’ di buon umore oggi l’anziana che è il “gioiellino” di questa casa di riposo: “Ma non è sempre così disponibile –precisano gli operatori-, la signora Margherita ha un carattere signorile ma determinato!”. Lo si vede soprattutto quando al momento delle foto, lei chiede d’indossare il suo cappellino rosso, e a foto fatte, lei ringrazia ma in cambio vuole un bacio. “Margherita è così -dicono gli operatori- attenta a tutto e a tutti, con un passato intenso dedicato all’insegnamento, alla famiglia e al volontariato. Si vede che tutto questo gli ha fatto bene!”. Un bene che gli si legge in volto quando a Margherita gli si parla ad alta voce nell’orecchio, chiedendogli come è stata la sua vita in tutti questi anni?
“Una vita intensa –risponde l’anziana maestra-, piacevole e piena di soddisfazioni. Educare per me è stata la cosa più grande che potessi fare, e l’ho fatto sempre con estrema passione!”. In modo chiaro favella la sua data di nascita, i tempi aspri delle due guerre mondiali, il matrimonio a trenta anni e poi i due figli: Francesca morta giovane in un incidente e Silvano che oggi a 78 anni vive in Liguria, e verrà a trovare la madre proprio il giorno del suo prossimo compleanno. E’ serena Margherita e lo si evince dalla maniera con cui racconta a fotogrammi la sua vita, con uno stupore innocente che gli fa ancora sgranare i suoi piccoli ma intensi occhi. “Mi chiedono spesso come ho fatto ad arrivare a questa età? Sa che non lo so – aggiunge l’anziana-, ma posso dirle che ho sempre cercato di vivere nella maniera più naturale possibile, senza eccedere in niente. Il resto credo, sia fortuna!”. Sicuramente, se si arriva a questo traguardo con questa forza di volontà: “Vorrà dire che il buon Dio mi vuole bene –aggiunge lei-, ma anche che io voglio vivere ancora molto”. Se poi gli si dice che è proprio una donna fantastica, lei rispondere: “ Sa che non ci ho mai pensato di essere tanto fantastica!”. “Di anni ne ho tanti – conclude l’anziana-, ma a questo punto, la festa grande dovremmo farla quando saranno 110 tondi tondi!
A quel punto, mi piacerebbe che invitassero il presidente della Repubblica, anche se preferirei il papa!”. “Non è detto che non ci siano –gli hanno risposto gli operatori-, noi ci impegneremo ad esaudire il suo desiderio, ma a lei chiediamo di impegnarsi per arrivare a quel compleanno!”.