di Antonio Gregolin e Maria Grazia Marcazzani -diritti riservati-
IL VOLTO NOTO DELLA “SCOMODITA’”
Milena Gabanelli, è la nota giornalista e conduttrice di Report che si è fatta intervistare, mostrano il suo lato più umano che risponde anche alla sua “indipendente” professionalità.
E’ la “donna scomoda”della stampa italiana, come pure una dei volti più noti della televisione. Grintosa, graffiante e intraprendente sono gli aggettivi che meglio rappresentano Milena Gabanelli, giornalista indipendente, conduttrice di Report una delle trasmissioni Rai di punta della domenica sera su Rai Tre, cui va il merito di aver condotto inchieste e reportage che stanno facendo la storia stessa della televisione. Non c’è tema che la Gabanelli non abbia trattato, con il solito richiamo sui giornali l’indomani la messa in onda delle sue graffianti inchieste. Ciò che tutti vedono e apprezzano di lei è la smisurata passione per l’inchiesta. L’andare fino in fondo, in cerca della verità. L’abbiamo incontrata in una breve pausa all’uscita dallo studio di registrazione, scoprendo che sotto la sua “scorza dura” si nasconde una figura lontana dai clamori, ma dentro fino in fondo alla vita quotidiana (spesso incredibile) dei fatti e misfatti italiani.
Le viene riconosciuto un modo di fare giornalistico libero e radicale. Come fa a garantirsi questa autonomia?
Non me la garantisce nessuno! Uno libero lo è di suo o non lo è.
Giornalisti si nasce o si diventa?
Come in tutte le cose, si impara strada facendo. Curiosi si nasce, e un buon giornalista deve essere straordinariamente curioso.
In video ci appare precisa, austera e determinata, anche un po’ spigolosa, è così anche nella vita privata?
Spero di no. Il video rappresenta ciò che si vuole mostrare.
Cosa ama e cosa detesta di più?
Amo il coraggio e detesto la falsità.
Il sogno che ha nel cassetto…
È pieno di sogni.
Un sogno realizzato…
Essere ancora qui, con un marito che amo, una figlia in conflitto, un lavoro che mi appassiona, un tetto sopra la testa. Insomma, ce n’è per alzarsi tutte le mattine baciare per terra e ringraziare Dio.
Fa un mestiere che fa emergere spesso i lati oscuri e poco positivi dell’Italia. Non ha mai pensato di cambiar Paese?
Quasi tutti i giorni.
Lei è favorevole al federalismo leghista di cui tanto si parla?
In parte si e in parte no.
Il pericolo che avverte di più in questo momento
C’è un grande problema secondo me nel nostro Paese, che è più feroce del tiranno di turno che poi passa. E’ il vuoto che c’è nel nostro Codice di Procedura Civile: ovvero, la possibilità che chiunque possa farti una causa civile miliardaria, non esistono filtri, quindi tu vieni trascinato in tribunale e una causa civile può durare anche dieci anni.
La nuova stagione di Report è appena partita (ottobre 2010) ci offre qualche anticipazione?
Le puntate saranno dedicate alle trivellazioni in mare, ai 25 miliardi di manovra (dove li troviamo?), alle authority, conflitti e competenze nel settore pubblico, Finmeccanica ecc. Noi abbiamo una grande fortuna che è quella di avere un direttore con cui c’è un rapporto di lealtà, fiducia, che è Paolo Ruffini. Penso che se avessimo un altro direttore forse le cose non sarebbero uguali perché il primo step è con il tuo direttore che poi se la vedrà con il direttore generale, il quale se la vede contemporaneamente con lui e con me. Non è un bel periodo e lo so che quelli molto attenti se ne erano accorti. Siccome io non ho vocazione al martirio cerco di portare in onda i pezzi, magari qualche volta andando pure sotto traccia senza agitarli troppo prima. A me interessa portarlo in onda.
Qual è stata l’inchiesta che le è rimasta più nel cuore?
Cremonini e l’esportazione di scatolette a Cuba.
Quella che ha fatto più scalpore?
Tante hanno fatto scalpore, dalla mafia a Parmalat, dalla moda alle provvidenze per l’editoria, dai derivati a Geronzi.
Mai censurato nulla nella sua trasmissione?
Di solito si scartano cose non sufficientemente supportate oppure erano divertenti perché facevi fare la figura del pirla a qualcuno però la storia non era finalizzata.
Quella invece, che l’ha messa più in difficoltà?
Quasi su ogni puntata arriva una causa e quasi tutte ci mettono in difficoltà.
Ci sono poi le cause pendenti contro di lei…
Una quarantina circa, senza però mai avere una condanna definitiva! Se faccio il totale dovrei risarcire stante alle richieste 300 milioni di euro. Questo vuol dire che un editore che non ha le spalle larghe non può permettersi di fare questo mestiere.
Lei è apprezzata anche da chi la guarda dall’estero attraverso il satellite…
Mi lusinga, anche se mi affligge il fatto di dover mostrare anche a loro come sta andando questa nostra Italia. E come si dice, molto spesso la “verità fa male!”.
L’ultima domanda, la più difficile: l’Italia è stata fatta, ma bisogna ancora fare gli italiani?
Siamo come i minatori dentro ad una miniera: vita terribile vista da fuori, ma se ci vivi dentro ti abitui e alla fine ti sembra tutto normale e non immagini possa esistere una vita diversa, meno sporca, con l’aria più leggera.