di Antonio Gregolin -©riproduzione vietata testo e foto Copyright 2011
SPECIALE DECENNALE 11 SETTEMBRE 2001
DIECI ANNI… MA SEMBRA IERI!
“LA PRIMA VOLTA (1995) DALLE TORRI GEMELLE VIDI UN MERAVIGLIOSO TRAMONTO SULLA BAIA DELL’HUDSON. LA SECONDA VOLTA(2001) VIDI UN CRATERE CON COLONNE DI FUMO“
11.09.01. Sei numeri che formano una data e un concentrato di storia sconfinata. Quando iniziai a scrivere questo testo, in me c’era un frullato di pensieri ed emozioni, che non mi facevano staccare le mani dalla tastiera. Ritornavo a quei giorni passati a New York all’indomani degli attacchi terroristici per raccogliere e raccontare da cronista storie e immagini (buona parte pubblicati nella storia UNDICI SETTEMBRE 2001 qui a fianco). Scorrevo nel contempo con altrettanta frenesia i ricordi e tanti discorsi ascoltati: dal cardinale, al sindaco, ai medici, soccorritori, vecchi e giovani, tutti testimoni e sopravvissuti, di quel giorno che “cambiò la nostra storia“. Cose in qualche modo già espresse durante questo decennio. Ecco perché verso la fine del mio racconto, mi chiesi che senso avesse seguitare in questa mia testimonianza, come se stessi mettendo polvere alla polvere. D’istinto e con un semplice click, il mio undici settembre 2001 che cercavo di raccontare scomparve intenzionalmente dallo schermo: deleted! Un gesto convinto, spinto dalla eloquenza di quelle mie immagini che formano la mia memoria personale (tutte foto scattate per strada) in quei giorni convulsi, che reputo molto più eloquenti di tante parole. Non ho voluto cancellato il finale che avevo scritto, che trovate a piè pagina, in cui scrivo che “la coscienza e la memoria non si cancellano con un semplice click… Con una riflessione che vorrebbe attualizzare un sacrificio con i sacrifici che ogni giorno si compiono nel mondo, per svariate cause, sulle spalle dei soliti innocenti di turno.
IL MIO ALBUM DELLA MEMORIA
(foto scattate dal 15 al 30 settembre 2001)
(2001) L’ULTIMA VOLTA CHE VIDI IL WORLD TRADE CENTER ERA UN AMMASSO DI SASSI E CEMENTO…
(Il finale salvato) “… Su tutti mi rimangono in mente le lacrime e scevre parole di una giovane ragazza italo-americana, Francesca De Graff, che allora aveva 28 anni. Con lei avevamo raggiunto con imperizia, il tetto di un building che dava su Ground Zero, blindato più di una polveriera militare. Da qui scorgemmo l’enorme .cantiere-braciere fumante, dove minuscoli uomini-formica si facevano spazio in una montagna di materiale scuro. Lei si avvicinò e appoggiò la testa sulla mia spalla. Cominciarono a scendergli delle lacrime e con un bisbiglio mi disse: “Sto respirando il mio amico Scott, che si era sposato quattro settimane fa…”. Quelle poche, scarne parole, mi rimasero scolpite al punto tale che oggi, pensando a quella scena, non posso non tornare a quanto sussurravano gli uomini di Auschwitz, Mauthausen, Bergen-Belsen, Dakau: “Noi entriamo dal cancello e usciamo dal camino”. Sessanta anni dopo, troviamo,incredibilmente, ancora gente che piange per altri uomini. Anch’essi andati in fumo…
Non scordiamoci che ogni giorno cadono una, due, tre… torri piene di uomini innocenti che muoiono a causa di guerre e carestie. Vittime della medesima follia umana, che si nutre di quel silenzio che è peggio ancora della morte stessa! …e questo non si può cancellare dalla nostra coscienza, con un semplice “click”, come se nulla fosse!