di Antonio Gregolin -copyright 2012- riproduzione vietata
TONINO GUERRA HA CHIUSO IL SUO LIBRO DI POESIA
E’ stato un artista a tutto tondo, Tonino Guerra, che amava inchinarsi davanti la bellezza di un mandorlo in fiore. Il suo racconto inedito sul saluto
Ha chiuso a 92 anni il suo libro di vita, Tonino Guerra, poeta, regista e sceneggiatore romagnolo. Se n’è andato il 21 marzo 2012, il giorno stesso in cui iniziava la primavera e arrivano le rondini. Sarà per questo che per un poeta e cantore dello spirito della terra come era lui, viene ora difficile accostarlo alla fatalità o peggio, a quella “casualità” che Tonino Guerra ha combattuto per una vita, cercando di dare storia alle forme attraverso i suoi giardini e musei, come nelle sue storie, create e raccontate attraverso la sceneggiatura e il cinema. L’Italia perde così un altro pezzo della sua “bellezza”. La sua voce per la terra, pregna di poesia e disarmante saggezza, ora tace e per sempre. Non sarà un caso che un poeta come lui ha scelto di congedarsi il giorno stesso in cui sboccia la primavera. La fatalità però, non è mai l’ultima parola per un poeta. Otto anni fa raccolsi questa sua testimonianza, concessa per la Campagna Salva il Saluto. Poche frasi, un ricordo e uno sguardo sulla gente e la sua terra, sufficienti per comprendere che oggi siamo tutti un po’ più soli e privi di poesia.Questi sono giorni di raccolto poetico, con il tempo che miete uno dopo l’altro questi nomi, lasciando il passo alla memoria. Anche per questo, forse, il primo giorno di una nuova stagione è stato l’ultimo della vita di un poeta come Guerra, che salutava un mandorlo in fiore… inchinandosi.
AG. 22.03.2012
“SALUTIAMO ANCHE LE PIANTE”
“Salutarsi…ah, che bello!” si presenta così Tonino Guerra, uno di quelle poliedriche figure che non sai mai come definire: poeta, scrittore, sceneggiatore, registra,paesaggista o più semplicemente cultore della sua terra. Quella Santarcangelo di Romagna che lui stesso ha contribuito a rendere celebre grazie a particolari iniziative, quali: il giardino dei frutti dimenticati o il museo dell’Angelo coi baffi.” La televisione ci ha chiuso in casa, ci ha tolto dalla piazza, dai centri dei paesi e delle città, per farci sedere davanti ad una scatola parlante”. “Anche il saluto, quel gesto che si compie più di tutti in piazza, sta forse scomparendo per questo…”, afferma Tonino Guerra con quel suo tono caratteristico da inguaribile affabulatore: “Dappertutto, sta venendo meno quello spirito di piazza dove ci s’incontra, che piace così tanto ai nostri turisti, ma sempre meno agli italiani!”
“Come sarebbe bello -continua lo scrittore-, se capissimo il gusto della generosità, del dare e comunicare anche attraverso la semplicità di un gesto!?”. “La nostra è una cultura che nella sua unitarietà continua a dire molto a chi la vuol conoscere; non siamo come gli inglesi che prima di salutare si chiedono chi sei.” “Perché nelle scuole non s’insegna più questa grazia? Quanto sarebbe bello se proprio nelle nostre aule si sentisse dire di tanto in tanto, dai maestri o professori: oggi avete salutato qualcuno? Avete sorriso a qualche anziano? Avete fatto un gesto di tenerezza? Quanto sarebbe diversa la scuola e forse anche questa nostra società!”.
Tonino Guerra si rivolge poi verso i profili collinari della sua Romagna, dove qua e là sopravvivono alberi secolari e solitari: “Dovremmo salutare anche loro, le vecchie piante, così come t’insegnano a fare in Russia. A quella terra io debbo molto e ancor oggi non dimentico lo stupore di uno dei miei primi viaggi a Mosca, quando la gente del posto m’invitò a salutare un vecchio albero”. “Allora mi dissero di abbracciarlo perché a lui avrei dato il mio rispetto e in cambio avrei ricevuto la sua forza”. “Insomma, – conclude Guerra- salutiamo tutti indistintamente, uomini e piante, ma anche fiori e uccelli, perché è con questo spirito che riempiamo di bellezza la nostra esistenza”. (sito www.salvailsaluto.com)
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