di Antonio Gregolin – testi copyryght 2011-
SOLDI CHE UCCIDONO
Suicidi indotti dal denaro. Cronaca quotidiana. Segno inquietante dei tempi. “E’ una nuova malattia” spiega il noto neuropsichiatra Vittorino Andreoli, in questa intervista di un anno fa (che pare scritta pensando alla cronaca di questi giorni).
“Sta avvenendo quello che in forma sociale non era mai accaduto prima nella storia dell’umanità: darsi la morte per i soldi!”. Episodi quasi quotidiani di suicidi di persone sull’orlo del fallimento economico, ci inducono ad una seria riflessione che qui facciamo con Vittorino Andreoli, lo scapigliato psichiatra veronese, volto noto della televisione e autore di libri di ampio successo. Con “Il denaro in testa 2011) che ha anticipato la cronaca di questi giorni.
Professore Andreoli, il denaro sta alla base di molti mali. Lei con il suo libro ha anticipato i tempi? Studio i fenomeni e le cause, così è possibile dedurne anche le conseguenze. Negli ultimi anni, sempre più spesso mi sono relazionato con persone che stavano male proprio per colpa del denaro. Un fenomeno nuovo anche per la stessa psichiatria. In questo ultimo periodo, ho approfondito cosa significhi il “lutto da denaro”…
Ovvero? Quando si parla di “lutto”si pensa alla perdita di una persona cara, a tutto ciò che è legato agli affetti e sentimenti più intimi. Oggi questo termine si coniuga anche col denaro! La perdita di denaro quindi, lascia un senso di abbandono, come se ci trovassimo soli in un deserto. Io che continuo a fare lo psichiatra, mi sono accorto che bisogna aprire un nuovo capitolo clinico, che ha come protagonista proprio il denaro.
Sta però mettendo il dito su un problema globale. In realtà, più che in testa il denaro bisognerebbe tenerlo in tasca, perché questo mantenga la funzione di strumento che facilita la vita. Diversamente, quando il denaro ci conquista, , diventa un demone, un tarlo che altera pensieri e sentimenti, portandoci a comportamenti inaccettabili e irreparabili. Perfino l’amore è diventato denaro-dipendente. Allora, in questa visione generale i soldi diventano non solo il prezzo delle cose, ma soprattutto il prezzo dell’uomo. C’è un intero capitolo dove tratto le “malattie indotte dal denaro”: la dipendenza, la depressione, ma è indubbio ci sia anche l’immoralità da denaro. C’è la stupidità da denaro. Si uccide per denaro. La psichiatria non è come le altre discipline o le malattie dello stomaco che riguardano il singolo. Io mi occupo del comportamento e questo ha a che fare con la società intera! In questo posso avvallare il “globale” della domanda.
Dato per scontato che tutti conosciamo il valore del denaro, lo ritiene un bene fondamentale? Non è un male, purché non si sostituisca o riduca tutta la vita a mero denaro. Oggi si sta consolidando la spaventosa tendenza che porta a misurare tutto in denaro. Non c’è più un’etica. Se poi a questo principio si arriva a dire che “tutto è possibile, basta avere denaro”, mi pare chiaro che saltano le fondamenta sociali.
Ma sono già saltate!? Certo, ma spero non per tutti! Oggi con il denaro si compra la bellezza, la stessa Legge nazionale e come conseguenza, la corruzione dilaga. Per questo mi pare giusto che uno psichiatra possa e debba sollevare delle preoccupazioni sul nostro futuro.
Qual è il suo rapporto ha con i soldi ? Primo non gli sperpero. Penso sempre che nel mio portafoglio qualche volta ce ne sono, altre meno. Mi sono trovato anche a non pagare il caffè perché non né avevo. Il denaro per me è uno specchio in cui guardarsi e guardare gli altri. Dipende sempre da come viviamo il rapporto coi soldi, che può essere di dipendenza o di sufficienza. Credo poi sia diseducativo presentare il denaro ai i figli come fosse l’acqua potabile, cioè basta aprire il rubinetto. Penso che vada rispettato e usato per quello che realmente serve. Buttare via denaro, magari comprando corpi femminili o altro, quando ci sono persone che muoiono ancora di fame, è inconcepibile oltre che eticamente scorretto. Che poi ciò accada è davanti ai nostri occhi. Purtroppo! Io non sono ricco, forse l’avrei potuto diventare, ma sono felice di essere sempre scampato da questa tentazione. Il denaro ti sorride e uccide. Nel mio capitolo “Il fascino della storia” dico che i saggi hanno sempre rifiutato il denaro e il potere. Ci sarà un perché?
Ma non è quello che pensa un povero… Lo dico chiaramente: la povertà è una malattia! Però la cosa strana è che le malattie da denaro non sono solo nei ricchi, ma ci sono anche nei poveri. Il denaro come potere, significa avere la dimensione della ricchezza come misura di tutte le cose. Cosa che alla fine ci rende infelici.
I soldi non daranno la felicità, ma è pur vero che oggi senza soldi puoi morire. Ha mai visto un povero felice? Su questo non ne sono sicuro. Non sappiamo se il greco Diogene fosse felice o meno, standosene dentro una botte nudo e senza denaro, cercando l’uomo. Il saggio non vuole il potere, cerca la gioia. Cristo stesso non aveva il portafoglio. Gandhi non volle diventare un Capo di Stato, così come non lo fu Socrate o Thomas Moore (San Tommaso Moro). La povertà è un dramma. Così come la ricchezza non è la porta della felicità. Io finisco il libro con un decalogo sui bisogni dell’uomo in cui dico che: abbiamo estremo bisogno di sicurezza; di non stare da soli; di avere un senso per gli altri; un bilancio positivo tra gratificazioni e frustrazioni. Abbiamo persino bisogno di pregare, e non importa se c’è un dio, perché se preghi significa che hai bisogno dell’altro, il che ti offre il senso del tuo limite. Abbiamo bisogno anche di giocare, di essere bambini. Per nessuno di questi bisogni serve il denaro, semmai aiuta a soddisfarli. Oggi denaro e potere sono nelle mani degli economisti. Non è più possibile lasciagli questo potere assoluto. Occorre che vi siano anche quelle persone che conoscono l’uomo, che fanno in modo che il denaro sia al servizio dei bisogni dell’uomo e non il bisogno dell’uomo. Sono stato chiaro?.
Come sempre. Sottendente però che siamo alla deriva? Questa è la fine di una civiltà, prima ancora di una società! Voglio fare una puntualizzazione: la nostra civiltà nasce con Platone, il quale pensava che il governo della cosa pubblica dovesse essere messo in mano ai filosofi, e non certo ai mercanti, che oggi potremmo identificare negli economisti. Era il filosofo che conosceva l’uomo. In Grecia, nascono così tutti quei principi che oggi sono mercanteggiati, con lo strapotere del ricco “cretino”, da intendersi non come offesa, ma pura diagnosi come il cretinismo o la “stupiditas” che sono state categorie psichiatriche”. I simboli poi sono la cornice di questo discorso, nel dimostrare l’ostentata ricchezza di ognuno di noi.
Anche il “tempo è denaro”! Proprio a questo si legano le malattie. La fenomenologia psichiatrica sosteneva che quando c’è una grande distanza tra il tempo vissuto dentro di me e quello dell’orologio fuori di me, è difficile adattarsi. Lo stress non è altro che una asimmetria tra il tempo dentro e fuori.
Si uccide per denaro!? La storia del caso Maso, il giovane veronese che sterminò la famiglia per l’eredità più di diedi anni fa, ne è la palese dimostrazione. L’assassino aveva fatto bene i calcoli: sperava di ereditare oltre un miliardo di lire con la morte dei suoi genitori. Ma questo è solo uno dei tanti casi che continuano a ripetersi con la stessa finalità.
Anche le famiglie (da sempre) vengono smembrate dal denaro? Sì, ma con una distinzione rispetto al passato: oggi il 75% del tempo speso per parlare in casa, è sempre direttamente o indirettamente, legato ai soldi. Ancora, ci sono genitori che danno la “paghetta” ai figli, inibendo che un bambino bisognoso si riferisca alla mamma o al papà in maniera diretta. Si preferisce offrire denaro (paghetta) perdendo così una delle rare occasione di ascoltare e analizzare il desiderio dei figli. I genitori si giustificano dicendo che “lo fanno per educare alla autonomia”, mentre invece è per l’autonomia stessa dei genitori che così si occupano ancora meno dei figli .
Sono gli stessi genitori poi che intimano ai figli: svegliarti. Farti furbo. Fai come fanno tutti. Abbiamo davvero venduto l’anima al diavolo? Le basta se le rispondo che non mi piace affatto questa società?
Lei qui si rifà a questioni etiche: anche la Chiesa non pare immune al fascino dei soldi! Non lo è mai stata immune! Oggi però bisogna capire di quale Chiesa stiamo parlando: quella del cardinale Martini o quella dei “Marcincus” vaticani? E’ inutile che le dica quale preferisco nella mia laicità!
Dopo duemila anni di cristianesimo il denaro resta il desiderio assoluto di molta gente. Altro che semplicità e povertà! Per il ricco i peccati sono sempre discutibili.
Calvinisti ed evangelici considerano i soldi come “dono di Dio”? Perfetto, ma se è un dono del cielo bisogna a maggior ragione farne dono. Lei usando la parola “dono” fa pensare all’antropologo Marcelle Mauss che scritte giust’appunto un libro sul tema del donare, nel quale spiega che riceve un dono è meno appagante che farlo. Ci scordiamo spesso la bellezza che si ha e si riceve nel fare il bene, di regalare un sorriso o un saluto. Non costano nulla, ma valgono e dicono molto!
Pure il Vangelo si è confrontato col denaro… Ma non Cristo!
Eppure si parla di trenta denari, della cacciata dal Tempio dei mercanti, del “date a Cesare quel che è di Cesare”… Se le sue obiezioni servono per dire che è sempre stato così, non è vero! Perché solo negli ultimi due anni –e io faccio lo psichiatra da cinquanta-, ho trovato che il denaro sta prendendo la testa delle persone. E’ vero che c’e il denaro dei ricchi, dei paperon de paperoni, ma oggi i soldi inducono tutti indistintamente a compiere cose che pensavamo inconcepibili solo qualche anno fa.
Colpa anche della politica attuale? L’ha detto, la politica è completamente slegata dai problemi reali della gente. E i politici si ostinano a non voler capire…
Il denaro resta comunque la forma più forte di potere: chi è potente ha soldi e questa è una forma interdipendente. Non crede? Sarò chiaro, il potere e non entro nel merito delle sue diverse sfaccettature, è una malattia! Questo basta per farci comprendere quanto la nostra sia una società profondamente ammalata. Ripeto, ammalata e ferita, con risvolti incurabili per la reticenza dei pazienti.
Con questo non ci da speranza? Dobbiamo essere realisti: l’unica speranza di buon senso, rimane quella che il denaro nostro o altrui (dunque l’invidia) non ci prenda testa. Ma è difficile, mi creda! Meglio che rimanga nel portafoglio o si spenda oculatamente per evitare di diventare dipendenti dallo “shopping”, come forma di rifugio che involontariamente può trasformarsi in vera e propria patologia compulsiva, molto più diffusa di quanto si creda.
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