di Antonio Gregolin testo e foto riservate -Copyright 2014-
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LE GEMELLE CHE VANNO IN PALESTRA IN CAMPANILE
E’ un’intera famiglia vicentina, appassionata di campane. Nelle loro mani è depositato il futuro di una tradizione che rischia di sparire. Due gemelle di 13 anni, sono oggi tra le poche “campanare” in Italia che scelgono il campanile alla palestra.
Ci sono passioni che crescono nell’ombra, in silenzio e controtendenza. C’è allora chi oggi sceglie la palestra superaccessoriata, e chi più mestamente come la famiglia Rossetto di Montegaldella nel Vicentino, preferisce poche corde e una stanza disadorna dove allenarsi. Quella che vi raccontiamo è la storia semplice di questa famiglia (nella foto) che ha in comune la passione per le campane. Due dei tre figlioli, sono gemelle: quindi, giovanissime donne che amano un’arte considerata ancora tutta maschile. Campanari, per l’appunto! Marta e Chiara, sono gemelle di 13 anni che stanno uscendo dalla scuola media,con un fratello maggiore Valentino di 19. Papà Sandro invece e’ al mezzo secolo di vita. Una famiglia normale, se non fosse per quella loro comune passione per le campane. Unica mosca bianca della famiglia, mamma Cinzia, che resta la sola a non voler suonare.
Per il resto la famiglia Rossetto, il suono e l’arte campanaria sembra averlo nel sangue. Fu papà Sandro, uno dei veterani della locale squadra campanari fondata nel 1980, ad avere avvicinare i figli alla corda. La dimostrazione di quanto una passione sia trasmissibile, c’è l’esempio delle due graziose gemelle, Marta e Chiara, che da un anno “frequentano con abnegazione –come precisa il loro maestro campanaro, Lucio Barbieri-, la scuola di formazione per diventare suonatrici di campane”. “I nostri tre figlioli –assicurano i genitori-, non hanno nulla di speciale. Anzi, sanno usano fin troppo lo smartphone e il computer, ma quando sanno di dovere andare in campanile, non c’è tecnologia che li trattenga. Vanno di corsa…”. Incuriosisce il fatto, al punto che proprio a queste giovane generazione di campanari è affidata la sopravvivenza di un’arte che ormai pressoché estinta. Un raro caso in cui la tradizione vince sulla travolgente modernità. La stessa che in questo piccolo paese Berico, dieci anni fa impose di elettrizzare il sistema campanario, passando dalla manualità all’automatismo. Cosa successa in gran parte d’Italia, ponendo fine alla figura tradizionale del “campanaro-sacrestano”.
Sembrò la fine di un’epoca, con i vecchi campanari che venivano meno, e le giovani leve distratte da altro. A Montegaldella invece, questo scontro epocale ha mantenuto un barlume di speranza nel recupero del “sonare le campane a man secondo el vecio sistema veronese”. Il luogo dove questi campanari danno il loro meglio resta quindi il campanile, dove ogni settimana si odono levarsi le melodie delle 13 campane che suonano grazie a quelle mani che ricalcano gesti vecchi di secoli. Arte antica, tramandata con quella sapienza di ritmo e trasmessa da maestro a maestro, da vecio a bocia fino ai nostri giorni, con i volti freschi di Marta, Chiara e Valentino, che mostrano di divertirsi tirando le corde tra una chiamata e l’altra del maestro. Numeri che sostituiscono le note musicali. Ecco che un concerto di campane suona così: 5-6-9-grosse-1-4-7-quarte-terze-seste-2-9…
In realtà, le due giovani gemelle sono tra le pochissime suonatrici di campane del Veneto e in Italia. Di ragazze alle corde se ne conoscono ben poche, ma il loro ardore spesso da filo da torcere agli stessi veterani. Lo conferma papà Sandrino: “Le piccole sono alle prime armi, ma promettono bene”. Per ora imparano e lo fanno anche osservando il fratello maggiore Valentino, che in campanile è entrato quando aveva otto anni”.
Da dove nasca questa passione però, non se lo spiegano: “La sentiamo e basta, e finché ci piace, seguiteremo a tirare la corda…” rispondono le gemelle con le mani protese verso l’alto cercando l’equilibrio tra corda e campana portata a “bocca”. Per aiutarle nell’angusta cella campanaria di Montegaldella è stato installato da poco tempo una versione dimostrativa del complesso meccanismo che permette di suonare le campane in concerto. Un modellino su scala (v.foto sotto) con tanto di ruota e corda, identico a quelli che si trovano affiancati alle campane vere. “E’ il primo modello del genere installato in Italia –spiega il capogruppo Lucio Barbieri-, ed è il risultato di una nostra visita ai campanari inglesi di anni fa.
Là, vedemmo questo modello usato con funzioni didattiche e per allenare i provetti campanari. Da oggi grazie a questa innovazione che non contamina affatto la tradizione, non servirà più legati i batacchi delle campane come si faceva un tempo -spiega Barbieri- per fare allenare i giovani campanari”. Così che le nuove generazioni di campanari possono oggi vantare di avere una palestra personale anche loro: ma in campanile!