di Antonio Gregolin copyright@2016 foto e testo riservati
EMMA, LA PELLEGRINA CON LE ALI AI PIEDI
E’ considerata la “abuela” più longeva al mondo.
E non si ferma…
Una nonna che vola, o quasi. Una arzilla signorina che a novantaquattroi anni seguita a camminare in completa autonomia con uno spirito pellegrino di altri tempi. Un caso quasi unico al mondo, con numeri da guinnes dei primati e traguardi ancora da raggiungere con le sue instancabili scarpe. Quarantacinque chili appena di peso. Trentacinquemila chilometri già percorsi a piedi, fanno di questa “avuela” (nonna in spagnolo) una figura di grande spiritualità, cultura e umorismo. Se proprio dovete definirmi -dice li-, potete dire che sono un pò tocca!”. Non riesce a ricordarseli tutti i cammini che ha compiuto in trent’anni, questo non perchè non sia lucida, anzi. Bensì, perchè sono davvero tanti i pellegrinaggi: ventisei pellegrinaggi tra nazionali e internazionali compiuti e ripetuti. Quasi tutti i santuari mariani in Italia. Poi Lourdes (Francia) dove ha iniziato e vorrebbe terminare.Ancora: Fatima (Portogallo), Monterey (Mexico), Loreto, Czestochowa (Polonia), Nevers (Francia), Aparecida (Brasile), la più recentemente Lujan (Argentina). L’ultimo in ordine di tempo a Guadalupe (Mexico) con 1000km di strada.”Ma se il cielo me lo consentirà -aggiunge precipitosamente lei-, mica mollo qua. Prima però devo chiedere lassù….poi vi dirò dove ancora andrò!”.
LA “CAMPIONA” DEL PAPA Ormai è talmente tanto conoscitua nel mondo, che lo stesso papa Francesco l’ha voluta incontrare più vole. “Mi chiama la mia campiona” dice Emma. Ma questa per lei è diventata la sua “croce”. “Sono costretta a cercarmi posti sempre più lontani dove non mi riconoscono, mi seguono, mi fotografano, Io sono una pellegrina che non cerca per niente la celebrità. Così scappo! Non dai miei doveri, ma dalla massa che mi vuole come un caso raro. Si dimenticano che sono solo “el buro de dios”, ovvero l’asino di Dio”, come ama definirsi l’anziana pellegrina.
UNA PELLEGRINA D’ALTRI TEMPI Una quindicina di libri-diario redatti durante i suoi viaggi, raccontano in maniera semplice, immediata e sanguigna le sue incredibili imprese-avventure che sono un mix di emozioni ed esperienze tra il ieri e di oggi. Mentre parla (e parla molto, senza mai perdere il filo Ndr), cresce la convinzione che qualcosa di veramente speciale alberga in lei. Si ha quasi l’impressione di ascoltare uno spaccato di medioevo vivente. “Sono una pellegrina vecchio stampo. Non cerco alberghi o ristoranti quando sono in cammino: mi piacciono tanto i campi di grano, i ponti e non disdegno i tombini, anche se qui incontro spesso formiche, topini e sanguisughe. Per il cibo, diciamo che ho tutto con me nel mio carrello: due chili di pane secco vecchio (pesa poco), qualche formaggino (le piacciono tanto i formaggi), e del latte in polvere. E un solo cambio d’abito. Tutto qua, con questo carico posso arrivare in capo al mondo. Anzi, da ogni madonna!”. Emma è di certo una privilegiata.
SALUTE DI FERRO E MENTE ATTENTA E’ una donna decisamente fortunata per avere una salute di ferro. Frutto probabilmente di un’infanzia trascorsa tra gli stenti di una estrema povertà: “Si mangiava patate e pane impastato con paglia e farina era una cosa rara da mettere sotto i denti tutti i giorni”. Un trascorso poi come inserviente-infermiera presso un istituto di suore, poi a causa del pericolo della guerra un lavoro come “dama di compagnia” nelle nobili casate mantovane, fino a diventare negli ultimi decenni assistente volontaria degli infermi. A novantanni, ancora prestava servizio: “E lo presterei ancora se ce ne fosse di bisogno” dice. Pellegrina invece, lo è diventata solo in tarda età. Superati i sessant’anni, tempo in cui i più respirano il sapore della pensione, Emma ha invece avuto una esplosione di vitalità, trasformandosi in una pellegrina per gratitudine.
UN PAESE. UN NOME. UNA STORIA Casa sua, è una minuscola casupola in collina che pare fatta su misura, dove l’essenziale rispecchia il carattere dell’anziana. Siamo nel suo paese natale, Castiglion delle Stiviere in provincia di Mantova. Nel pittoresco borgo dove abita, tutti sanno chi è e cosa fa, ma qualcuno fino a poco tempo fa, dubitava di lei e dei suoi viaggi. Oggi che la stampa internazionale racconta le sue esperienze, il suo nome rischia di essere accostato al giovanissimo santo Luigi Gonzaga nato qui, come alla nascita della Croce Rossa che fu fondata qui due secoli fa nei campi di battaglia di Solferino e S.Martino della Battaglia. Se gli infissi di casa sua sono chiusi per più di quattro giorni, tutti sanno che Emma è in cammino.. “Tornerà, tornerà -ripete il vicino- Emma l’è un oso dur” dicono in dialetto mantovano. “Ce la farà anche stavolta!” esclama chi conosce Emma, e sa che la risentirà solo dopo che è rientrata in Italia. “Negli ultimi anni –racconta la pellegrina- mi preoccupo solo di acquistare il biglietto aereo di sola andata per arrivare nella nazione dove vado a camminare. Cosa vuole, alla mia età hai solo la fortuna di pensare di partire- Il tornare è dato solo alla volontà del cielo e della sua Provvidenza del cielo”. Ma un “angelo in terra” Emma ce l’ha: è Antonio, l’amico volontario che da qualche anno da casa la segue e gli organizza la logistica, i percorsi, compresi i voli di rientro. Per il resto, di “connesso” Emma conserva solo il cellulare di prima generazione, con i tasti grossi. Niente computer o GPS satellitare.
TUTTO REGALATO Niente sponsor o scarpe tecniche: “Ad un pellegrino è sufficiente la fede. Il resto ti arriva dal cielo” ammonisce lei. “Le scarpe spesso me le regala qualche amico, che sa come io compro sempre quelle che costano meno…”. Un viaggiare essenziale il suo, ma con una licenza: “Non posso più permettermi di portare lo zaino, come ho fatto fino a ottantanni. Per questo ho trasformato un carrellino della spesa in una portantina che mi permette di caricare una valigia fino a 10 kg di peso, trainandola come fossi una “somarella”. Ma a pesare di più, spesso è l’acqua indispensabile al cammino…”. Così vedendo lungo il ciglio di una strada questa nonnina col carrello e giubbetto catarifrangente, dietro cui incolla l’immagine della Madonna che va ad incontrare, sorge spontanea la domanda: “Ma chi glielo fa fare alla sua età?”. “Semplice -risponde lei- vado ad incontrare la nostra madre celeste”.
A 60 ANNI INIZIO’ TUTTO “Non sono mai stata una sportiva e prima dei sessant’anni non ho mai compiuto alcun pellegrinaggio a piedi, tanto più da sola. Fino al 1988, quando una brutta peritonite mi portò ad un passo dalla morte. I medici erano pessimisti, io invece restavo fiduciosa, promettendo che se avessi superato l’operazione, sarei andata da Castiglione fino a Lourdes a piedi”. Un voto disperato: “Invece sono guarita e nel ’90 andai prima due volte in bici a Lourdes, poi nel 1994 a piedi e da sola lungo tutti i 1300 km. Ricordo che allora un prete, santo nello spirito, ma inesperto nei pellegrinaggi, mi rassicurò dicendomi: “Vai e dove troverai un campanile, fermati, bussa e ti sarà aperto! Finii spesso col dormire in mezzo ai campi, sotto le stelle e quasi mai nelle canoniche, perché vedendo una donna sola e spossata dal cammino, venivo confusa per una barbona o fattucchiera”.
“MI DANNO DELLA MATTA” Sarà forse questa sua disarmante semplicità a renderla pressoché immune dai pericoli strada, fatta eccezione per la caduta accidentale in Argentina dell’anno scorso. Passato qualche giorno e nonostante il visto ammaccato, Emma si riprese e ostinatamente tirò dritto fino alla meta. “In trent’anni di cammini –ricorda lei- una volta sola ho avuto paura. Fu durante il viaggio dalla Siria a Gerusalemme nel 1998, quando dopo essere stata derubata, schermita e presa a sassate, degli uomini chiedevano “altro” da una vecchia e scalcinata donna come me. Riuscii a fermare un carretto e farmi trasportare per qualche chilometro, fino a quando i conducenti pretesero che gli consegnassi i pochi spiccioli rimasti. Altrimenti…” . “Il Signore però ha voluto diversamente, mostrandomi in lontananza un distributore di benzina. A quel punto ebbi la prontezza di dirgli che là c’era qualcuno ad attendermi! Nel dubbio e per mia fortuna, mi lasciarono andare incolume…”.
ONE THE ROAD “Non trovo però differenze tra le strade del mondo e quelle dello spirito. La strada è unica, l’umanità è in cammino. Ciò che fa la differenza è “il sentici nel mondo o del mondo” come scrive il Vangelo”.”Credo di avere una naturale predisposizione verso gli altri. Frutto di quella educazione alla solidarietà che ai miei tempi significava sopravvivenza”. “Per più di trent’anni ho assistito gli infermi e malati terminali, senza mai chiedere un compenso fisso, ricevendo solo offerte, che spesso andavano oltre le mie necessità. Tra le mie certezze, vi è quella che la felicità sia amare”.“Ecco perché dico si essermi innamorata del cammino. Una sorta di vocazione che fatico a spiegare. Qualcuno dirà che sono una “pazza”, andarmene tutta sola per il mondo a novant’anni suonati. Un prete arrivò a dirmi: “Ma chi te lo fa fare? Non è mica il Padreterno a chiedertelo!”. Risposi che era vero, ma avrebbe saputo lui rinunciare alla sua vocazione se gliel’avessero chiesto?”. “Un pellegrinaggio non è una vacanza. Molti dei pellegrini che incontro oggi per strada, si mostrano fiacchi e non sempre con lo spirito giusto”.
ORMAI E’ UNA STAR DEL CAMMINO Anche volendo evitare le tentazioni della modernità e popolarità, accade che questa ti si incolli addosso, al punto da trasformarti in un caso nazionale. E’ accaduto ad Emma nel 2015 durante il pellegrinaggio in Argentina, quando percorrendo i 1400 km che l’avrebbero portavano al santuario della Vergine di Lujàn (dove è tornata anche in questi mesi Ndr) , venne paragonata a Forrest Gump, l’omonimo personaggio del film che aveva deciso di correre da solo per l’America, con la gente che lo seguiva nel suo viaggio. “Successe pure a me, dopo che televisione e giornali argentini si interessarono del mio cammino, senza però che io parlassi con un solo giornalista. La mia solitudine diventò presto un corteo di migliaia di mille persone che mi seguivano. Ci furono problemi di viabilità, e tutto questo trasformò il mio pellegrinaggio, nel pellegrinaggio di migliaia di persone. C’era chi pensava che fossi una santa. Venivano a toccarmi e a chiedermi i vestiti. Mi ponevano al collo decine e decine di rosari al punto che non ce la facevo più e dovetti chiedere l’intervento la polizia che mi offrì una scorta.
“SONO IL NIPOTE DEL PAPA” Durante il cammino, si avvicinò uno dicendomi di essere il nipote di papa Francesco. Lì per lì non capii bene. Il giorno seguente tornò insistendo che “Francesco voleva incontrarmi”. Lo ignorai ancora pensando ad uno scherzo. Fu un vescovo poi a presentarmi ufficialmente quel giovane, dicendo che al mio rientro in Italia il papa mi avrebbe ricevuto. Diffusasi la notizia la gente iniziò così a consegnarmi centinaia di lettere da consegnare al pontefice”. L’incontro con Francesco è avvenuto un anno fa in Piazza San Pietro: “Mi emoziono ancora – conclude Emma-, ricordando le sue parole. “Vai avanti Emma, vai per la tua strada…” mi disse il papa.
“In quell’occasione gli consegnai un pacco di lettere da cinque chili, raccolte nella mia peregrinación argentina. Vedendo le lettere, mi rispose: “E’ proprio il caso che allora io vada a trovarli!”. Una benedizione che Emma ha trasformato in testamento: “Per questo non mi fermerò e camminerò per il mondo finché il cielo me lo permetterà”.
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