di Antonio Gregolin Copyright 2016 -riproduzione vietata-
LA BEFANA CHE VIEN…DAL LIBRO
Il piacere di una scoperta tra le bancarelle, che fa volare la fantasia…
Chi non vorrebbe vedere, grande o piccino che sia, una foto della vecchia Befana che vien di notte, magari sacrificando quel tanto o poco di fantasia che l’ha fatta filtrare attraverso i secoli o millenni? Immaginiamo che in molti farebbero carte false per ravvisare la verità che avvolge da sempre questa mitica figura destinata ad apparire e scomparire con il Natale. La fatalità una volta tanto ci può essere d’aiuto. Così può capitare che ravanando tra le disordinate bancarelle degli antiquari di piazza, possa venire tra le mani un libercolo del 1600 di letteratura latina, austero nella forma, con un dettaglio per niente trascurabile nel “risguardo” (cioè la pagina bianca dopo la copertina), più significativo del testo stesso delle pagine che seguivano. Era uno schizzo “grottesco”, espressione di un anonimo che l’ha disegnato qualche secolo fa con un pennino, ritraendo l’immago della “vecia stria che pasa dal camin ” come dicono qui in Veneto.
Una rarità libraria e antropologica, se si considera che la befana è ben descritta nella tradizione orale, mentre è scarsamente rappresentata in pitture o disegni. Un vezzo forse. Oppure, uno scherzo o dileggio di chi come passatempo s’è lasciato andare all’istintivo disegno, ritraendo tutto ciò che fa da corredo iconografico alla maliarda befana: la sottana lunga, con le scarpe tutte rotte, e l’immancabile in testa. Una befana, perfetta! E chi l’ha ritratta, gli ha pure dato quel caratteristico movimento aereo, che resta magico per sua natura. Il venditore incuriosito ebbe solo da dirmi:
“Non è raro che i libri antichi riportino schizzi di vario tipo. Ma una Befana così non l’avevo proprio mai vista prima!”. Fedele ritratto di quel “brutto ma buono” che l’antica figura incarna ancora, retaggio di quello spirito agreste che la voleva ripulire il vecchio tempo per rigenerare nuova stagione. In fondo, come dicevano i vecchi contadini veneti di un tempo: “L’Epifania zè un passo de stria” o “Daea veceta un’oreta” per dire che la da luce, da oggi inizia così la sua lenta rinascita. Alla fine, resta il piacere della scoperta. E’ quello che di tanto in tanto, riserva ancora il girovagare per mercatini di cose antiche. Oggetti che parlano a loro modo a gente moderna come noi. Passato che s’incontra col presente, con il sapore della patina del tempo in molti casi cospicuamente pagata. In altri, un affare inaspettato.
La cosa certa è che non sapremo mai chi l’ha disegnata. Se l’ha fatto con intendimento o puro divertimento. Compro quindi il libro, non per il libro, ma per ciò che vi è disegnato dentro. Mistero e inutilità, fanno parte dello stesso intesse che spinge chi si sente attratto dalle cianfrusaglie d’ogni sorta come me. Una compulsione difficile da spiegare e giustificare. Come in un istinto primordiale alla ricerca del tempo, spesso le sorprese come queste non mancano. Ricerca e curiosità sono figlie dello stesso sentimento che può passare ignaro tra le nostre mani, tra i banchi di un mercatino qualsiasi, alla mercé di chi per primo posa il suo sguardo e poi fa l’affare.
Il libro si trova ora nella mia scrivania, sapendo di averlo comprato più per nostalgia, che per reale utilità. Ciò che in fondo trasuda, è ben più delle sua parole. E’ l’arcaico fascino della megera che anima la fantasia di bambini come quella di molti nostalgici adulti, che risorgere, puntuale, tra le pagine di un antico volume dimenticato. In fondo, anche questo fa parte della tradizione delle migliori storie da focolare. Da sempre, e forse per sempre!
1 Responses to LA BEFANA CHE VIEN…DAL LIBRO