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LICIA COLO’: “VI RACCONTO LA MIA TERRA”
Conversazione sul nostro pianeta e i suoi abitanti con Licia Colò, conduttrice televisiva
E’ una delle “signore” del piccolo schermo, Licia Colò, che ha imbevuto di sensibilità ambientale la sua professione di viaggiatrice-presentatrice e documentarista.
Mai al centro di gossip o mondanità, la Colò ha mantenuto il suo pubblico anche dopo la forzata migrazione dalla Rai a Tv2000, per poi farvi ritorno. Lei che da viaggiatrice, continua a far viaggiare dal salotto di casa milioni di telespettatori.
Lei è una conduttrice che parlando dei luoghi, sa anche emozionarsi quando li racconta. E’ il suo segreto professionale? «Sì, posso commuovermi. Così come mi commuovo quando vedo i delfini èd è la quarantesima volta. La cosa brutta che invece hanno gli essere umani, è che si abituano in fretta alla bellezza».
Ricordarselo è un bel compito? «Non ho la bacchetta magica, ho solo la fortuna di lavorare nella comunicazione espandendo di fatto il bacino dei miei contatti. Dovremmo prendere esempio da Greta Thunberg. Ognuno nel nostro piccolo può fare qualcosa per migliorare e migliorarci».
Crede quindi che ci si possa allenare a cogliere la bellezza intorno a noi? «Certo, tutto s’impara. Alle volte può bastare inclinare la testa verso l’alto, alzandola dal solito cellulare per scoprire un mondo nuovo. Un mondo migliore! Mi lasci raccontare un fatto personale: diciotto anni fa, stavo morendo per un’improvvisa emorragia interna. Scampato il pericolo, uscii dall’ospedale trovandomi nel solito orrendo traffico di Roma. Davanti a me vidi un Tir gigantesco. Lo guardai dicendomi: “Guarda quant’è bello questo Tir!”. Non voglio qui istigare nessuno a trovare la “bellezza” in un Tir, ma questo mi serve per spiegare che molte volte, avere la consapevolezza del sentirsi vivo osservando ciò che ci circonda, ci avvicineremmo alla verità di quella canzone che dice: “Tutto dipende da che punto guardi il mondo tutto dipende”. Se facessimo questo, avremmo risolto molti problemi e forse aumentato il Pil della felicità che spesso ci manca».
Qual è la sua filosofia del viaggio? «Io non riesco a vivere appieno, concentrandomi solo su una cosa. Ecco perchè vorrei portare mia figlia quindicenne in Africa, per mostrarli quello che io ho capito a sedici anni, quando mio padre aviatore, mi portò in India, dove vidi la gente morire per strada e contemporaneamente paesaggi magnifici. A mia figlia vorrei farle capire che ci sono molti modi per misurare la vita al mondo, mostrandogli quanto la natura possa essere bella, forte e nel contempo fragile com’é la vita stessa!».
Cosa significa quindi “conoscere” un Paese? «Non essere superficiali. Molti turisti lo sono, dicendo di conoscere il Kenya, avendo visitato solo Malindi. E’ come dire di conoscere l’Italia, vedendo solo Roma. Per conoscere il mondo non basta quindi una, due, dieci, cento vite…».
Spesso il pubblico non immagina quello che sta dietro a una telecamera, un viaggio-documentario, un programma!? «La fatica è tanta, ecco perché la mia vacanza è: non muovermi! Molti mi dicono:” Ah, tu sei fortunata perché ti pagano per girare il mondo”. E’ vero, mi è capitato poi di portare con me questi che mi dicono queste cose, tenendo i ritmi di lavoro mentre sono in viaggio. Li ho persi tutti entro i primi quattro giorni. Quindi, fortuna, bellezza, avventura, ma soprattutto anche tanta fatica, che non si vede!».
Le piace la televisione di oggi? «Io sono una telespettatrice “molto giovane”, nel senso che guardo poco la televisione come purtroppo fanno i giovani –dico purtroppo perché lavoro per la televisione-, che preferiscono smartphone o tablet. La guardo però per dovere. Non mi piace la Tv urlata, men che meno quei programmi che fanno passare l’Italia come un Paese da “Trinariciuti”, cioè i Neandertal. Siamo molto di più, e m‘infastidisce notare come si continui ad alimentare questo pensiero».
Restiamo sul piccolo schermo. Il suo è un volto associato a programmi e progetti che hanno al centro la natura e gli animali, ma molti la ricordano ancora nei panni di conduttrice di “Bim, Bum Bam“ accanto a Paolo Bonolis, da cui è partita la tua carriera. Ricorda il momento in cui hai deciso di dedicarti al tema del viaggio e tutela dell’ambiente? «Me lo ricordo eccome: era il 1988 ed avevo condotto un programma molto importante la domenica pomeriggio su Canale 5 intitolato “La giostra” con mostri sacri come Pippo Baudo, Mike Bongiorno, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, da cui ho imparato molto, era il precursore delle future Buona Domenica. Io ero affiancata con Gianmarco Tognazzi. Nonostante il programma avesse dei risultati molto lusinghieri e venticinque anni capì che la mia strada era quella legata al mondo degli animali e dell’interazione uomo–ambiente. Al termine del programma proposi un format differente che trattasse il tema della natura, s’intitolava “L’Arca di Noe“. Non andò subito bene e fui licenziata, la dirigenza, dopo un anno e mezzo la mia caparbietà fu premiata e riuscì ad avere una puntata zero su Canale 5 che andò molto bene. Da allora ho seguito la mia strada, che continua!».
Ha un “locus animae” tra i tanti che ha visto in giro per il pianeta? «Il mio luogo dell’anima non sta chissà dove. Si trova in Italia, precisamente in Trentino, nella Val di Non, dove c’è la mia casa di famiglia. E’ questo il luogo che sento come il mio rifugio-nido e mi piace rintanarmi. Tra le montagne del Trentino respiro e ricordo i momenti più spensierati della mia vita senza però cadere nella malinconia che non mi appartiene. Sono dei legami che vanno al di là delle realtà puramente fisiche o geografiche. E’difficile da spiegare, ma un luogo più di un altro può essere veramente casa».
Come ultima domanda di questa amabile conversazione, le chiedo come vede il “domani”? «Rispondo con una frase che mi appartiene molto: “Penserò al Domani quando sarà diventato oggi”. La gente magari si aspetterebbe un suo ritorno alla conduzione di «Alle falde del Kilimangiaro». Sarebbe un errore. Il Kilimangiaro l’ho fatto fino a quattro anni fa. Oggi faccio dell’altro, ma sempre col medesimo entusiasmo».