PERCHE’ DI QUESTO SITO?
Oggi il mondo è alimentato da una continua informazione che vorremmo nutrisse il sacro fuoco della “Verità”. Ma pensando all’antico Diogene e vivendo il concetto moderno di “libertà”, qualche dubbio è quantomai lecito…
PERCHE’ STORIE CREDIBILI E NON “INCREDIBILI”?
L’evento, l’eclatante, l’esclusiva, lo stupire, lo scoop sono tutti figli di un’unica madre: la notizia. Cosa direbbero i vecchi maestri del giornalismo di noialtri giornalisti moderni? Immagino questo : “Tante lauree, ma poca strada…”. La strada, appunto, quella battuta da maestri come Biagi, Montanelli, Parisi, Mò, ecc. . Tutti passati dalla “strada” e formatisi ad un giornalismo lontano dal clamore in cui oggi siamo invischiati. Luce, quella loro, che si sta spegnendo come una candela al vento. Quel vento della tecnologia che tende a spettacolarizzare il servizio del giornalista, sedotto sempre più dal “potere mediatico”.
LA TENTAZIONE…
Potrebbe sortire l’effetto sopracitato, quando dico di essere stato testimone di alcuni eventi storici: dalla guerra in Bosnia nel 1995, all’11 settembre del 2001 (arrivai a NY il 15. 11.2001), l’Intifada palestinese del 2003, il Kosovo nel 2008, il terremoto dell’Aquila del 2009, incluse le interviste a nomi della cultura e spettacolo. Ma questo mio diario punta ad altro. A raccontare il quotidiano dei fatti.
FATTI E PERSONAGGI DI STRADA
Quelli che qui leggerete sono articoli vissuti e pensati per strada, raccontati senza enfasi e clamore. Incontri “non gridati” che proprio per questo, vorrei si presentassero a Voi “credibili” fin dall’inizio. Non vi è personaggio di queste mie storie che non abbia lasciato in me un solco in cui potervi seminare pensieri, riflessioni ed emozioni. Coloro che qui vi racconterò, non aspirano ad essere esempi di vita. Più semplicemente, “testimoni che hanno scelto di vivere coerentemente la loro esistenza”.
SE NON ALTRO…
Scegliere di fare questo sito, non è una narcisistica esigenza professionale. E’ un valore aggiunto -e scusate qui la presunzione-, a quel modello di giornalismo che sento sempre più stretto. Raccontare le cronache di vita (reportage) è oggi quasi una rarità. Impresa per pochi, perché pochi la richiedano e la pubblicano.
SEMI DI UMANITA’
Con queste storie intendo solo spargere semi (cioè storie e parole) al vento della Rete, sicuro che questo rasenti un gesto di civiltà e gratuità.
A quanti si sono lasciati intervistare e fotografare, devo la mia riconoscenza e devozione. Per alcuni di loro mi sono occorsi anni per avvicinarli e raccontarli, per altri solo poche ore. Di fondo c’è sempre stata la volontà e curiosità dell’incontro. Immagino ancora le loro facce, leggendo la loro storia nelle pagine dei giornali per cui scrivo.
La mia convinzione è che “posso anche non essere un bravo giornalista, ma sono impegnato a non fare del cattivo giornalismo!”. E aggiungo: “Nella vita cerco di non prendermi troppo seriamente, ma so che la Vita è una cosa seria!”. Ecco perché mi piace narrarla nel quotidiano, desto però alle parole che furono di un vecchio giornalista che disse:
“Noi (giornalisti) siamo i portatori sani dell’ignoranza collettiva!“.