di Antonio Gregolin Copyright @2018 riproduzione vietata testo e foto
L’ARTIGIANO DELLA RINASCENZA
Il vicentino Fabio Orso è uno scalpellino che sembra uscito da una bottega d’altri tempi, lavorando per moderne commissioni dal sapore rinascimentale.
Ogni qualvolta ti avvicini ad un artigiano, senti ciò che lui rappresenta, e quanto nella realtà si sta perdendo sul piano sociale. Al punto che sono talmente pochi gli scalpellini della pietra, che di loro si può già parlare al passato. Nel Vicentino patria del Palladio che si formo’ in una bottega artigiana di Vicenza, dove gli artigiani della pietra fiorivano ed esportavano prestigio e competenze nel resto d’Italia, oggi se ne contano meno di una dozzina: i più dei quali anziani. La nota pietra tenera dei Berici, rischia così di trovarsi senza le mani stesse che la lavorano fino a trasformarla in opera d’arte. Un’emorragia culturale e artigianale che coinvolte tutto il nostro Paese, decretando così l’estinzione di un’epoca: quella del garzone di bottega che imparando l’arte dal maestro, ne perpetua la tradizione. Nel Basso Vicentino di scalpellini che vivono del loro antico mestiere, si contano sulle dita di una mano, quasi tutti tra Villaga, Barbarano e la Val Liona.
Fabio Orso, 44 anni di Barbarano, ha tutto quello che serve per essere definito uno degli ultimi della scuola degli scultori della pietra, al punto che le sue opere vanno in mezzo mondo, inclusa la Repubblica di San Marino, dove è stato chiamato a concorrere alla realizzazione di una monumentale opera dedicata agli uomini della storia che hanno tessuto rapporti con il più antica Repubblica della storia. Sebbene il suo cognome “Orso” lo faccia immaginare come un uomo rude, Fabio accarezza la pietra plasmandola con una dolcezza che diviene plasticità artistica e classica. Le sue tappe sono quelle della più classica delle tradizioni: a 14 anni entra nella bottega del maestro Adriano Menin, dove inizia a dare i primi colpi di scalpello. Le ali protettrici del maestro gli daranno la possibilità di imparare l’arte. Alla chiusura della bottega, oggi Orso continua la sua attività presso i marmi Brun Marmi di Sossano.
La pietra per lui resta una questione di famiglia, visto che già lo zio Miro Ebretti di Zovencedo, fu l’ultimo cavatore delle storiche cave. «Se sono quello che sono –spiega lo scalpellino-, è perché ho avuto dei bravi maestri». «Non si nasce scalpellini –ricordiamocelo-, ma si diventa scultori grazie agli insegnamenti che ricevi!».Certo è che intorno a lui, oggi c’è un deserto artigianale: «Sono uno che ha avuto il tempo di vedere chiudere uno dopo l’altro decine di laboratori nel nostro territorio. Che ha visto la scomparsa di molti storici scalpellini. Ma ciò che mi fa male dentro, è vedere come non ci siano più giovani interessati a questo antico mestiere» afferma Fabio. Non c’è retorica quando dice: «E’ come se fossi già morto anch’io, considerando che non ho nessun seguito. Neppure un “bocia de botega” cui dire che la pietra è un materiale vivo con cui puoi dialogare con il resto del mondo, attraverso il linguaggio della bellezza». L’evidenza lo porta alla rassegnazione, ma non certo alla resa: «Chi ordina statue oggi –aggiunge Fabio-, non è più il vicentino o l’italiano.
Le grandi commissioni ormai giungono da Stati Uniti, Russia come da San Marino». E’ proprio da qui è partita la nuova avventura artistica di Orso per una commissione dal sapore d’altri tempi. Un’opera nell’opera, che ha come ideatore un anziano sammarinese, Marino Bernardi di 82 anni, che ha deciso di lasciare un personale segno nella storia della Repubblica. Marino di San Marino sta investendo di suo in quella che pare essere l’impresa della vita: «Amo la mia terra –afferma l’anziano che ha avuto in gioventù un’esperienza da scalpellino, poi abbandonata-, amo la mia storia e chi ha avuto nel tempo rapporti con questa realtà. Così mi sono detto: perché non realizzare un “giardino di pietra”, dove vengono ritratti sulla pietra le figure la cui storia personale si è intrecciata con la nostra storia repubblicana?».Marino ragiona da filantropo, da amante dell’arte, ma anche da scalpellino: «Ho ricercato allora tutti quei nomi che hanno avuto rapporti con San Marino. Personaggi come Garibaldi, Napoleone, Lincoln, Gandhi, un ministro degli esteri cinese, Giovanni Paolo II ecc., che diventeranno altrettanti bassorilievi realizzati con la pietra arenaria del nostro Monte Titano». «Dite pure che la mia è “pazzia” –aggiunge con vivace lucidità l’anziano committente-, ma per me è un segno di riconoscenza verso ciò che la mia terra mi ha donato!». Così da due anni il progetto dal sapore rinascimentale sta prendendo corpo: «Ho cercato persone capaci di trasporre l’immagine su pietra, scegliendo uno scultore ucraino, un croato e altri italiani. Del gruppo, una donna scultrice per di più di San Marino. Tra questi c’è il vostro Orso, che ho selezionato dopo aver visionato alcuni suoi pregevoli lavori». Lo scalpellino vicentino è già al lavoro da alcuni mesi presso la bottega di Sossano. Da qui è già uscito Garibaldi e sta ultimando il Mahatma Gandhi. Ha già il nome e il disegno per il prossimo bassorilevo di oltre due metri: «Ritrarrà il primo ministro cinese che nel 1973 aprì un dialogo diretto con S.Marino». L’intero ciclo di sculture dovrebbe essere completato nei prossimi due anni, con il piccolo esercito di scalpellini arruolato, in pieno lavoro: «Per ora quelle da realizzate ancora sono tutte dentro la mia testa –conclude Bernardi-, come il desiderio di trovare il luogo dove andranno collocate».
Non lo dice ancora, ma il luogo dei suoi sogni dovrebbe essere il noto castello di San Marino, affiancando così un pezzo di storia moderna a quella più antica.