Di Antonio Gregolin -©riproduzione vietata del testo-
UN BALLANTINI D’AUTORE
E’ il volto più conosciuto della comicità italiana. Ma è anche pittore e attore. Tutti lo vedono in video o teatro, ma il vero Dario Ballantini resta una scoperta come ci rivela in questa intervista.
Bravo, simpatico e amato anche da chi lui “canzona”. Elementi che difficilmente mettono d’accordo tutti quando oggi si parla di comicità in Italia. Ciò che però Dario Ballantini mostra nei diversi panni, è l’incarnazione di un modo di fare della comicità, un’arte viva e senza faziosità. E’ per questo, forse, che Ballantini oltre a fare sorridere i milioni di spettatori del telegiornale satirico Striscia la Notizia, piace anche a coloro che interpreta (Valentino,Vasco Rossi, Brambilla , Maroni). Ma Ballantini va oltre il video e si rivela in questa intervista vis a vis, un attore, pittore con un sogno da realizzare: “Mi piacerebbe fare il regista…”.Ecco perché relegarlo solo nella veste di comico pare riduttivo per uno poliedrico come lui che fa dell’arte un’espressione tragicomica, come hanno fatto i grandi artisti di ogni tempo. Se sorge spontaneo apostrofarlo come “maestro”, ecco come vi risponde: “Mi sarebbe piaciuto aver fatto anche il maestro delle elementari…da grande!”.
Niente male essere un personaggio di successo in televisione, al cinema come nelle sale museali? Lei dunque, incarna una sintesi come pochi possono vantare: pittore, attore, comico, ecc.
“Lei crede? Anch’io, e credo che molto lo debba anche a chi ha creduto nel mio talento….”
Intende dire chi l’ha scoperto?
Fin dall’infanzia ho desiderato recitare e dipingere, in quanto mio padre dipingeva e mio nonno recitava. Quella è stata la mia prima scuola di vita professionale. Già a scuola manifestavo particolare predisposizione al disegno, così mi iscrissi al Liceo artistico. Contemporaneamente però coltivavo anche l’altra passione: lo spettacolo, partecipando a lavori teatrali dialettali, come a trasmissioni radiofoniche in qualità di imitatore di una radio locale. Poi da cosa è nata cosa, ed eccomi qua!”.
Poi è arrivata Striscia. Quando e come è successo?
“Nella lontana preistoria.. Scherzo! Era il 1994 proponendomi ad Antonio Ricci che mi aveva visto vincere un concorso per giovani talenti nel 1989″.
Crede e più nella fortuna o nel talento?
“Il talento è fondamentale, la fortuna non guasta”.
Qual è il ruolo che sente più suo?
“La passione è per l’arte in generale, quindi quando riesco a fare arte, che sia interpretare un personaggio o realizzare un quadro, in quel frangente prevale di volta in volta il ruolo in cui mi cimento. Ecco perché non ho qualcuno che preferisco: quando sono impegnato artisticamente sono quello che sono in quel momento”.
C’è però un particolare che balza subito all’attenzione ogni volta che Lei imita dei personaggi: la misura!
“Non è solo merito mio, mi faccio aiutare da David Lubrano che è un bravissimo autore e mio coetaneo, formatosi alla scuola di Ricci. In generale, cerco di rendere credibile ogni riflessione dei miei personaggi politici in modo che sia il pubblico ad evincerne il senso. Cerco di non essere fazioso per essere credibile nei miei intenti! Il mio equilibrio corrisponde all’immedesimazione nel lato tenero ed umano delle mie vittime, che parlano spesso di se stesse con indulgenza. Per questo spero di essere corrisposto con altrettanta indulgenza. La formula è non offendere mai, ne dare scandalo. Pur dicendo cose offensive e scandalose mantengo sempre alto il livello di umanità e giocosità che spero contraddistingua i miei personaggi”.
Lei però sembra sfuggire anche al gossip. Lo fa per riservatezza, prudenza o timidezza?
Non è vero che non si siano occupati di me gli specialisti del gossip. Quando l’hanno poi fatto, sempre a mia insaputa quando, è avvenuto nel momento in cui ho attraversato momenti di separazioni ecc. Però in n generale credo e spero di non aver bisogno di creare scandali per pubblicizzare il mio prodotto e mi auguro di seguitare a vivere senza “aiutini” futili come questi, che spesso sono mediazioni tra complicità. Ecco perché trovo imbarazzante ingannare chi legge”.
Come riesce a mantenere questo “virtuosismo”?
“Continuando a lavorare molto per Striscia la Notizia, i miei spettacoli dal vivo, in radio e l’allestimento di mostre pittoriche. Attività queste che concorrono a mantenere vivo l’interesse lasciando poco spazio a chi vuol farti le pulci coi pettegolezzi”.
E se le dicessi che è un moderato della satira?
“Ammetto di sentirmi molto libero, ma aggiungo di cercare costantemente l’equilibrio perché la satira non può essere partigiana”.
Cosa intende per satira?
“Parafraso la descrizione di Antonio Ricci, secondo cui la satira “è come escremento di piccione sopra un monumento importante”. Rende l’idea?”.
Quanta improvvisazione c’è nel suo ruolo e quanto invece Lei prepara a tavolino?
“Esattamente metà e metà, perché non posso sapere cosa mi risponderà l’interlocutore”.
A microfoni spenti cosa accade attorno a Lei?
“In generale pur sapendo che sono truccato si comportano quasi come fossi l’originale, quindi mi salutano cordialmente e se ne vanno”.
Qual è invece l’aspetto che coglie con maggior interesse quando studia un personaggio?
Spesso mi accorgo che se un mio personaggio è goffo, ricorda un tipo goffo dell’immaginario comune e questo serve a codificare una sorta di risata popolare. C’è poi la tenerezza e la debolezza dell’essere umano con i danni tragicomici dell’insicurezza.
Considerando che studia da vicino i nostri governanti: come li giudica?
“Appartenenti ad un gioco spesso più grande di loro ed inevitabilmente pieno di compromessi e di frasi di circostanza”.
Crede che la politica abbia le capacità di superare la fantasia della stessa satira?
“Direi di no!”.
La cosa che non ha ancora fatto e che vorrebbe fare nella vita…
“Realizzare un film che racchiuda tutte le mie arti in un’unica opera”.
Ci proverà?
“Ci proverò!
Si vocifera che i più grandi comici, facciano ridere gli altri, ma intimamente siano malinconici”. Lei lo è?
“Credo che tutte le persone sensibili non possano evitare la malinconia. Ammetto che pur cercando di sforzarmi, sono stati in molti ad affibbiarmi questo classico abbinamento”.
Provi allora a darsi un giudizio?
“So di essere una persona complicata, ipersensibile, votata allo scavo psicologico dell’essere umano, sia a fini interpretativi nel lavoro, che per filosofia di vita”.
Stando sul generale, si sente parte della satira nazionale?
“Sono molto amico di Vauro (vignettista di Anno Zero Ndr) e stimo i moltissimi miei colleghi pur ritenendo di avere una mia linea che si differenzia dalla procedura standard della “battuta secca”.
C’è un personaggio che ama di più o che vorrebbe imitare?
“Ho amato molto Gino Paoli e Margherita Hack, ma capisco che sono un po’ di nicchia.
Mi può anticipare il suo prossimo personaggio?
Non ho ancora deciso”.
Lei fa spesso la parodia dell’Italia: cosa le piace e cosa no di questo nostro Paese?
“La tendenza al pacifismo, la geografia ed il patrimonio culturale. Mi disturbano la poca meritocrazia, la corruzione, l’approssimazione, la maleducazione e l’indolenza. Oggi in questa società, navigo a vista cercando di individuare persone corrette e possibilmente ottimiste. Cosa non facile, mi creda!”.
Che rapporto ha con il mondo della televisione?
“Con l’escamotage di realizzare servizi televisivi on the road riesco ad esserne più fuori che dentro per non omologarmi”.
Qual è il comico che più ammira?
“Ce ne sono molti: Albanese, Panariello,Brignano, Tortora, Battista, i Fichi d’India. Per il passato: Totò, anche al di sopra di Chaplin”.
Il pittore?
“Modigliani e Picasso”.
L’attore?
“Anche qui ce ne sono tanti: Mastrandrea, Bentivoglio, Placido, Carlo Cecchi…”.
Ciò che fatica a nascondere però, è l’animo gentile che lo porta a non uscire mai dalle righe. Particolarità più unica che rara soprattutto tra chi oggi fa spettacolo. Non Trova?
“E’ rara solo perché troppi personaggi non lavorano per il sacro fuoco artistico, ma per altri obiettivi”.
Cosa ha rinunciato e cosa invece non vuole rinunciare stando davanti al video?
“Ho rinunciato al teatro puro, abdicando in favore di spettacoli dal vivo da alternare agli impegni televisivi”.
Come si giudica come comico?
“Un buon comico, ma non sempre valorizzato anche per colpa mia…”.
Ovvero…
“Intendo dire che anche io truccandomi sempre da altri e realizzando opere dove regna una sorta di caos, contribuisco a confondere le idee nel tentativo di comprendermi”.
E come pittore?
“Potrei dare molto di più ma l’interruzione di circa 10 anni dal 1990 al 2000 mi ha in parte penalizzato”.
Pittura e comicità si possono fondere?
“Sono la linfa di una creatività incontrollabile che ti viene da dentro. Ma sono anche la parte tragicomica della vita di un artista”.
Si sente più realizzato come comico, attore o pittore?
Direi come trasformista, perché come comico puro non mi sono ancora espresso. Come attore ho avuto poche occasioni e come pittore pur essendo soddisfatto, la strada è ancora lunga.
Con quale stile e spirito dipinge i suoi quadri ?
Lo stile deriva dall’Espressionismo, in parte dall’Action Painting ed in parte dallo stile del gruppo Cobra. Lo spirito è quello del lasciare libero lo sfogo quasi irrazionale per stupirmi anch’io del risultato.
Si è mai capacitato sul perché Lei faccia il comico o il pittore?
“Per non ritenere adeguate le sole parole ad esprimere la complessità misteriosa ed insondabile dell’essere umano”.
Il tema prevalente della sua pittura, sembra l’uomo, perché?
Perché l’uomo è al centro del nostro universo, non posso fare a meno di trattare il suo argomento. Rimane una cosa misteriosa con il suo riflettere su se stesso.
S’intravvede però della spiritualità nei suoi quadri!
Penso sì, tra l’altro è forse l’unica cosa che davvero continuo ad approfondire dall’adolescenza.
Crede in Dio?
Ci spero e ci credo altrimenti siamo davvero in un deliro senza senso.
Come le piacerebbe essere ricordato?
“Come un personaggio unico, difficilmente classificabile”.
Ha mai pensato di abbandonare il video per dedicarsi ad altro?
“Hanno provato a farmelo abbandonare, ma è stata proprio la molla che mi ha portato ad una felice produzione di personaggi TV varia e popolare. Non tutto il male vien per nuocere! Se avessi abbandonato mi sarebbe rimasto comunque il cinema, il teatro e la radio”.
Una curiosità: l’errore più grosso che sente di aver fatto?
“Aver abbandonato troppo presto personaggi da consolidare”.
Facendo un bilancio della sua carriera, ad oggi quali sono le cose che la rendono più felice?
“Aver compreso che il mio piccolo gruppo di persone composto dal mio manager Massimo Licinio, da pochi e fidati collaboratori e dai miei figli sono il target sul quale baso e fondo il mio successo! Il che mi basta, eccome…”.
“FACCIO RIDERE, MA NON SOLO…”
Dario Ballantini, nasce a Livorno il 13 ottobre del 1964. Studia arte al Liceo Sperimentale. Dopo il diploma comincia a partecipare ad esposizioni di gruppo nell’ambito Livornese-Toscano. Anni dopo, ad una rassegna “Rotonda Expo”, il presidente del Senato, Giovanni Spadolini, sceglie una sua opera per la propria collezione privata. Lavora contemporaneamente in radio e teatro. Il suo battesimo televisione avviene nel programma Ciao Gente di Corrado nel 1983. Nel 1994 entra nella squadra di Ricci nel programma Striscia la Notizia, dove riveste i panni comici di Valentino, Vasco Rossi, Gianni Morandi,Valentino Rossi, Michela Vittoria Brambilla, Roberto Maroni, Luca Cordero di Montezemolo, Gino Paoli, Nanni Moretti, Margherita Hack,Guido Bertolaso. Si profila ora anche una carriera come attore e regista, realizzando così un suo desiderio.