Di Antonio Gregolin -Testo e foto riservati-
“SE M’INNAMORO”… DELLA BRUTTEZZA
Il celebre fotografo Oliviero Toscani, lancia la sua “crociata contro il “brutto” del nostro paesaggio italiano.
Fotografare le bellezze è pressoché facile. Immortalare invece la bruttezza non è affatto scontato. Anzi, serve un bel po’ di coraggio: visto che in giro ne vediamo fin troppa: “Tanta bruttura, da renderci ormai impotenti nonché assuefatti”. A gridarlo è uno dei maestri della fotografia italiana, Oliviero Toscani, colui che fa comunicazione ad alto impatto emotivo. “Mi fanno incazzare gli italiani che si sono abituati alla sottrazione del bene comune, che è la bellezza fatta paesaggio, della nostra Italia” dice l’ideatore di celebri campagne pubblicitarie di moda e umanitarie, milanese di nascita, naturalizzatosi poi in Toscana dove vive con la moglie Kirsti e tre figli, producendo vino, olio e allevando cavalli Appaloosa. Ne ha davvero per tutti Toscani: per i politici, gli architetti, i professionisti, i costruttori, i mafiosi, ma anche la stragrande maggioranza di quei cittadini che subendo, danno il loro assenso alla devastazione. “Siamo un Paese in balia degli scempi”, tanto da indurlo a partorire una delle sue provocazioni: fotografare e mostrare il nuovo (brutto) paesaggio italiano. “Qui è fallito un sistema democratico a vantaggio di un’Italia in mano ai clan, e il brutto è il loro pane quotidiano, che poi vomitano sugli italiani”. Un’intervista a tutto tondo, fermando il maestro tra un paesaggio e l’altro.
Comincio col chiederle cosa sia per lei il paesaggio?
E’ ciò che la natura ci da. E’ l’ambiente che l’uomo trasforma. Io sono più concentrato su questo ultimo aspetto che non sull’immagine naturalistica dei luoghi.
Com’è allora l’ immagine del territorio italiano?
Disastrosa! Io non sono tra quelli che dicono “No!” a tutto. Dico piuttosto che si potrebbe costruire meglio e con maggiore razionalità. Credo che la vera ricchezza di un paese si misuri con la qualità delle infrastrutture che servono a far vivere meglio quel popolo. Porto l’esempio di mia moglie che è norvegese: lì non sono individualmente ricchi, però hanno un paese ricchissimo, dove la scuola funziona, i servizi e le infrastrutture sono un’eccellenza. Non per questo sono perfetti, solo che lì non speculano. Non rubano. Non mangiano. Questo fa la differenza da uno Stato ricco, e uno che si vuole arricchirsi ad ogni costo come il nostro.
Si spieghi?
Partiamo dalle vostre foto sulla Valdastico Sud che, si mostra come una grande cicatrice in un territorio prevalentemente agricolo. Il problema non è solo costruire bene, ma comprendere se esistono reali ragioni per costruire. Spesso millantano soluzioni avveniristiche che invece servono solo per rimpinguare le tasche dei soliti noti. Ho l’impressione che dietro ai “competenti” ci siano solo i clan. L’Italia è il paese dei clan e dei favori. Tutta la struttura dei servizi, diciamocelo, è basata su un clientelismo senza scrupoli. Non c’è più nessun rispetto per lo Stato, e questo favorisce uno stato mafioso, dove gli ecomostri sono il modello più eclatante che sta sotto gli occhi di tutti. La mafia non c’è solo in Sicilia. C’è a Milano, Torino, Verona, Vicenza, laddove c’è molto da spartire, e questo spinge le persone oneste a comportarsi diversamente se non vogliono essere tagliati fuori dal giro. Cioè, dalle regole della “cricca”.
Intende il “partito del cemento”?
Sì, quello che va per la maggiore di questi tempi. L’Italia geograficamente mi piace, ma non ha niente a che vedere con gli italiani che la abitano!
Che catastrofico?
Io non sono un catastrofista o pessimista. Realista, quello sì! Il paesaggio è l’immagine esatta del sistema sociale ed etico di un paese. E’ da sempre un termometro di civiltà. Quindi, la mancanza di eticità, di senso dello Stato, del dovere civile, crea il paesaggio degradato che vediamo. Dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi, il nostro territorio rispecchia esattamente la nostra struttura politica e civile. I disastri ecologici sono solo la conseguenza di errori che ci trasciniamo da decenni. E la televisione è l’amplificazione di questa immoralità. Siamo un Paese di “teleidiotizzati”. Oggi è lei a decide sulla morale, l’etica, l’estetica. Non a caso il padrone delle televisioni è il nostro monarca assoluto.
Ma non è un controsenso che lo dica uno come lei che quotidianamente si occupa d’immagine?
Lo dico proprio perché è di mia competenza e conosco bene i meccanismi. Studio il sistema. Diversamente se non lo conoscessi, farei bene a starmene zitto.
Ma è una critica generalista…
Basta girare il mondo per sapere cosa dicono di noi. La miscela ricchezza e ignoranza, credo sia la cosa per noi più deleterea. Il Veneto in particolare, è un esempio di quanto questa sinergia possa essere devastante! Non accuso i lavoratori staccanovisti che siete, ma piuttosto l’incapacità di reagire e subire che avete. Gente con il portafoglio pieno, ma molto spesso la testa (in senso di cultura Ndr) vuota. Persone laboriose che poi non hanno nessun tipo d’interesse nel difendere il proprio territorio. Vivere in un ambiente brutto, sta diventando una normale condizione sociale. Questo avviene in tutta Italia, ma è ancora più grave dove c’è il Pil più alto d’Europa. Questa io la chiamo “disperazione”!
Quanta severità maestro…
Io osservo, fotografo, penso e dico le cose in maniera totalmente libera dagli interessi personali. Prendere o lasciare! Potremmo prendere il meglio dal mondo e riportarlo qui, adattandolo e migliorandolo a sua volta. Invece niente…
Torniamo nuovamente al suo mestiere di fotografo: che valore da alla fotografia paesaggistica?.
Non interessano le foto patinate sulla natura…
Dunque, niente paesaggi, animali o fiori?
E’così. Ciò che m’interessa veramente è il territorio rinnovato anche in modo positivo dall’uomo. Io fotografo le azioni umane. Fotografare un ghiacciaio o le nuvole non mi interessa. E’ la condizione umana che mi affascina e continua a stimolarmi.
Anche fotografare le brutture come farà col progetto “Nuovo Paesaggio Italiano”?
Mi crede se le dico che questo mio progetto è nato oltre venticinque anni fa, e solo ora riesco a materializzarlo? E’ un’esigenza che sento dentro cui non posso sottrarmi. Forse un istinto di sopravvivenza. Chi lo sa?
Mi spieghi…
Tengo fuori i politici e farò la “rivoluzione” con fotografi, ma soprattutto grazie a semplici cittadini dotati di macchine fotografiche. Queste sono e restano un’arma civica. L’immagine sta cambiando il mondo e tutto ciò che conosciamo, con la differenza che le brutture non vengono quasi mai immortalate. Ora è il caso di mostrarle.
In realtà noi conviviamo con il brutto. Gli italiani poi non vedono più le loro vergogne ed esportano un’immagine falsa di loro stessi. l 95% delle cose che sappiamo lo dobbiamo alle immagini. Io non sono pessimista, auspico solo che le cose si possano fare meglio. I nostri nipoti cominceranno a capire e fare diversamente di come facciamo noi oggi.
Lei però parla di “rivoluzione”…
Non mi fraintenda, ma già parlare come in questo caso di questi temi è rivoluzionario! Al mondo basterebbe che la metà convincesse l’altra metà per migliorarlo. Non crede?
A lei o al mondo?
(Sorride). Il problema è che gli italiani non danno un valore al loro paesaggio che sta alla base del nostro turismo. Io non cambierò l’Italia, ma cercherò di fare l’italiano coerente proprio senso civico. Prometto che verrò anche nel vicentino, prima con un work-shop che servirà a proporre poi una mostra sugli scempi nel vostro territorio, in cui non mancheranno le vostre “belle” foto aeree sull’autostrada.
Intanto in Parlamento passano leggi come il “condono edilizio”, o quella che i comuni avrebbero solo un mese per denunciare gli abusi”.
E’ un disastro. Gli italiani dopo aver varate queste leggi si plagiano, dicendosi: “Noi siamo geniali”. Abbiamo il “Made in Italy”e altre cag…te del genere. Ma geniali a fare cosa? A rubare all’ultimo minuto, nelle emergenze. Dove stanno tutti questi creativi architetti italiani. Guardate cosa fanno a Vicenza, Padova, Verona, ma anche Roma Firenze, Palermo… E poi pretendiamo di esportare l’immagine dell’Italia, del Bel Paese, verde e ricco di storia? Mentiamo ai turisti nella stessa maniera con cui noi pensiamo che il Texas sia pieno di cow-boy.
Ma allora quale sarà il nostro futuro?
….(fa una smorfia)
Okay, mi pare chiaro. Ho capito!
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INNO AL BRUTTO CHE AVANZA
di Bepi De Marzi scrittore-poeta- compositore
Guardatela, guardatela e dimenticatela, l’ultima campagna tra i Monti Berici e i Colli Euganei. Ci sono borghi e contrade dai piccoli nomi, Colzé, Monticello, Lóvolo, Are, Saline, Caselle, Granze, Albettone… Ci sono paesi come cittadelle di antichi mestieri, Montegaldella, Agugliaro, Noventa, Villa Estense, Vescovana… E i canali di acque lente, partite dalle montagne o risorte in polle, fossi e stagni fioriti, riflettono le colture da alimentare nei giorni delle cicale. Cercatelo, godetelo e dimenticatelo, l’ultimo silenzio di questi luoghi discosti, finora lontani dai tormenti della fretta,
dall’isterico frastuono delle grandi strade. Qui si raccontavano fiabe, leggende di nebbie o di venti, di ombre come nuvole secondo le albe e i tramonti; qui si è innamorata la storia della gente serena nel lavoro dei campi. Qui ha vissuto la fede dei Padri con le tradizioni di preghiere corali nelle chiese, di canti alla distesa nelle processioni, nelle trepide speranze delle Rogazioni.
Qui hanno trovato slarghi tra girotondo di tigli, tra profumi di broli, le Ville dei nobili che arrivavano paciosi e indolenti dalle città: chi sui barconi agli attracchi di pietre appena lavorate, chi sulle carrozze di pazienti cavalli finalmente liberi sulle strade di ciottoli bianchi.
Tra poco, tra qualche stagione, questo incanto sarà solo memoria. E vengono, i torbidi rapinatori dell’armonia e del silenzio, accompagnati da sussiegosi e saltellanti ruffiani, a camminare qualche metro di questo scempio chiamato autostrada. Sul capo mettono, senza ragione, gli elmi colorati dei minatori; e si scambiano strette di mano per le telecamere addomesticate; e si mandano compiaciuti sorrisi prima degli immancabili pranzi che scandiscono l’inarrestabile avanzare della distruzione. Guardate, guardate tutti ciò che accade tra Vicenza, Padova e Rovigo. E piangete.
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SCATTI DI BRUTTEZZA